Il bambino: nascita, analisi e terapia

  • 4 Gennaio 2012
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Rischio di infezione da hiv neonatale
I dati del registro italiano per l’infezione da HIV in pediatria mostrano che in Italia tra il 1986 e il 1994 sono nati ogni anno circa 400 bambini da donne sieropositive, quasi tutte a conoscenza della loro condizione di sieropositività.
Questo numero di parti e’ sottostimato, in quanto, non sono poche le donne che ignorano la propria sieropositività e che solo l’insorgenza nel proprio figlio di patologie correlabili all’AIDS permette di svelare la condizione materna.
Sono riconosciute 2 forme postnatali distinte di infezioni da HIV.
La prima, più rara, riscontrata in circa il 15% dei casi di infezione congenita, è ad insorgenza e decorso rapidi, talora associato a un fenotipo dismorfico; la seconda compare in epoca più tardiva.
Il tempo di latenza nella positivizzazione dei tests di laboratorio e nella comparsa eventuale dei sintomi riflettono verosimilmente il periodo della vita intrauterina in cui l’infezione è avvenuta
Il neonato pretermine e il neonato di peso piccolo per l’età gestazionale (SGA) hanno un rischio maggiore di contrarre l’infezione rispetto ai neonati a termine e con peso normale per l’età (NGA), in quanto il loro sistema immunitario e’ fisiologicamente immaturo e, quindi, più suscettibile a contrarre qualsiasi infezione. L’allattamento materno aumenta del 14% il rischio di infezione nei bambini esposti in utero.

Come comportarsi quando nasce un bambino da donna HIV positiva?
Il personale medico e paramedico dovrà sempre indossare un camice sterile monouso, guanti, visiera trasparente sugli occhi, mascherina chirurgica sulla bocca e sul naso. Appena nato il bambino dovranno essere rimossi i liquidi biologici materni ( sangue, secrezioni cervicovaginali, liquido amniotico), lavando il bambino con clorexidina (per es. D-SEB).
Si dovrà cercare di evitare sia durante l’espletamento del parto sia durante la manipolazione del neonato di procurare lesioni di continuo alla cute quando ancora sporco di liquidi biologici materni.
Il personale, medico e paramedico, dovrà attuare tutte le accortezze igienico sanitarie per la protezione e lo smaltimento dei rifiuti organici, considerando il neonato potenzialmente infetto, pur sapendo che con il taglio cesareo e l’AZT somministrato alla madre in gravidanza, il rischio di infezione perinatale e’ di circa il 5-8%
Verrà iniziata subito, comunque non oltre le 12 ore dalla nascita, la somministrazione al neonato di AZT (Retrovir sciroppo) al dosaggio di 2 mg/kg ogni 6 ore per 6 settimane.
Dovrà essere soppressa la montata lattea alla madre ed iniziato l’allattamento artificiale.
Il personale medico, in maniera discreta e comunque sempre ed unicamente dalla madre e/o dal padre, dovrà informarsi se la madre ha fatto uso, durante la gravidanza, di droghe: in questo caso il neonato e’ a rischio di manifestare una sindrome da astinenza neonatale (SAN) e pertanto dovrà restare in reparto in osservazione.
Si dovranno identificare mezzi convenzionali di reparto per identificare il neonato a rischio HIV senza divulgarne le generalità né tantomeno la patologia.
E’ buona norma non parlare con nessun parente dello stato del neonato tranne che con i genitori.

C’è la possibilità di una diagnosi precoce?
Tutti i neonati da madre HIV+ presentano anticorpi anti HIV, di origine materna in quanto passati attraverso la placenta e quindi, qualche anno fa si doveva aspettare il compimento del diciottesimo mese di vita per poter escludere e/o confermare l’infezione del bambino in quanto la persistenza di una sieropositività, dopo tale data, era segno di produzione anticorpale del bambino.
La biologia molecolare mediante metodiche sempre più sofisticate (HIV RNA quantitativo) ha permesso la possibilità di diagnosi entro il quarto mese di vita: sono infatti necessarie almeno 2 risultati negativi, a distanza di tre mesi, per poter escludere l’infezione perinatale.
Fino a quando non saranno ottenuti almeno 2 risultati negativi dell’HIV RNA il neonato dovrà assumere dalla quarta – sesta settimana del co-trimoxazolo (Bactrim).

DEFINIZIONE DELLO STATO INFETTIVO NEL NEONATO:

INFETTO
Isolamento virale o PCR positiva in 2 occasioni
a distanza di 3 mesi.
Sintomi clinici correlati all’AIDS.
Persistenza anticorpi anti-HIV oltre il 18° mese.

PRESUNTO INFETTO
Isolamento virale o PCR positiva a 1 mese di età.

NON INFETTO
Isolamento virale o PCR negativa in 2 occasioni oltre il I mese di vita, in assenza di qualsiasi segno di infezione.

PRESUNTO NON INFETTO
Anticorpi negativi, in assenza di qualsiasi segno di infezione.

INDETERMINATO
Anticorpi positivi prima del 18° mese di vita, isolamento virale e PCR non eseguiti.